«Brucchi chiede ai cittadini la cauzione per la sua 'libertà'»

TERAMO – «Il sindaco Brucchi è prigioniero delle sue forze politiche e per liberarsi vuole far pagare la cauzione ai cittadini teramani». Manola Di Pasquale e i consiglieri neo eletti della sua coalizione sono netti: il nuovo esecutivo nasce sotto presupposti esattamente contrari ai principi della sana gestione. Per il capo dell’opposizione in consiglio, si sta «assistendo a una pura e semplice spartizione di poltrone che danneggia la città in un momento di particolare crisi». Per la Di Pasquale non è plausibile che «la Regione che fa le leggi può governare con ‘soli’ 6 assessorati e il Comune di Teramo deve invece portarli al massimo previsto dalla legge. Il numero dei componenti della giunta deve essere rapportato alle possibilità economiche di un Ente – ha aggiunto – e se ogni assessorato costa, per tenerci bassi, 30mila euro all’anno, credo che i conti li sappia fare ciascuno di noi e soprattutto pensare cosa di altro, e più utile, si potrebbe fare con quel denaro». Se non ci sono fondi per la cultura, dicono al Pd, perchè fare un assessorato? Non si può contare sulla Bucalossi? «E allora perchè 9 assessorati – aggiungono in coro Di Pasquale, D’Alberto e Verna -.» Secondo la prima forza di opposizione, il numero giusto è 5, «come abbiamo sempre indicato nel nostro programma elettorale. E poi scopriamo che la nostra idea di affidare le deleghe ai consiglieri adesso viene scoperta da Brucchi». «Se il consiglio è "dimagrito" di 8 consiglieri, ovvero del 20 per cento – sostiene invece Gianguido D’Alberto – perch aumentare invece il rapporto tra assessori e consiglieri in favore dei primi? Un’amministrazione è credibile se è in grado di fare essa stessa dei sacrifici prima di chiederne ai cittadini». Questione Team, infine. Per la Di Pasquale il rinnovo del Cda non può diventare un fatto politico rapportato all’equilbrio tra le forze di maggioranza: «Il criterio deve essere invece sottomesso al programma economico e strategico dell’azienda: il sindaco deve dirci come vorrà riaffidare il servizio, come ridurrà la Tia. Ricordando che c’è una legge regionale che parla di gestore unico, che si chiama Agir. Ecco, in base a questo poi potrà ragionare sul nuovo Cda». Con un manager, secondo il pensiero di D’Alberto, «che abbia specifiche e comprovate esperienze in materia».